RICCARDI ANDREA
SOCIAL JUNCTION
 
Di fronte alla minaccia dell'islam radicale non bisogna cedere alla paura, ma reagire insieme, come fece l'Italia al funerale di Aldo Moro. La riflessione di Andrea Riccardi sul settimanale SETTE di venerdì 12 agosto.


L'assalto terroristico alla chiesa di Saint-Etienne, vicino a Rouen, e l'uccisione dell'ottuagenario padre Jacques Hamel hanno scosso le coscienze. Ci sono stati attentati ancora più cruenti di questo nei mesi scorsi, ma quello di Rouen ha mostrato un terrorismo islamista senza senso e disegno politico se non far mostra di crudeltà e generare paura. Ha mostrato un`idea di religione che, in nome del culto della violenza, calpesta le dimensioni religiose della vita. I terroristi vogliono far crescere tra noi la diffidenza verso tutti i musulmani, configurando uno scontro tra Occidente e islam. In questa prospettiva il "califfato" si propone come guida dell`intero mondo islamico. È stato il disegno di Al Qaeda. Oggi è del "califfato", che utilizza un`abile propaganda mediatici per terrorizzare e attirare adepti o fame terroristi in Europa. Il terrorismo è terribile; ma non è la guerra. In Italia, per lunghi anni, abbiamo vissuto la sfida quotidiana del terrorismo sia delle Br che di estrema destra: cadevano politici, magistrati, forze dell`ordine, giornalisti, militanti, gente comune. Ma l`abbiamo vinto con l`azione delle forze dell`ordine e la mobilitazione del Paese. 

Ricordo il funerale di Aldo Moro a San Giovanni in Laterano, nel maggio 1978, con la grande piazza antistante la basilica piena di migliaia e migliaia di persone con bandiere - in prevalenza - rosse e bianche. Era la risposta della società civile che, allora, era quella della Repubblica dei partiti, come diceva lo storico Pietro Scoppola. Oggi quel mondo è finito. C`è un`altra sfida terroristica più temibile. Come risponde la società? È una grande questione, perché non basta rifugiarsi nella paura. Domenica 2 agosto, dopo l`attacco a Rouen, c`è stata una risposta importante: i musulmani francesi e italiani hanno chiesto di partecipare alla messa domenicale per dare solidarietà ai cattolici. Hanno evidenziato il loro rifiuto del terrorismo islamista (le autorità musulmane hanno negato la sepoltura religiosa ai terroristi). Hanno mostrato vicinanza ai cattolici: c`è un destino comune. Come abbiamo scritto quando ci furono attentati alle sinagoghe, quando si tocca la sinagoga, si colpiscono anche la moschea e la chiesa. Non ci sono differenze in queste circostanze. I cattolici hanno accolto con simpatia i musulmani. I vescovi italiani, a partire dal presidente, card. Bagnasco, hanno ben accolto le visite dei musulmani. In Italia si parla di migliaia di musulmani nella messe domenicali. Non pochi.


È un gesto educativo per le comunità islamiche e gli altri credenti. Non c`è stata l`unanimità, anche per le diverse sfumature della comunità musulmana sunnita che non ha una gerarchia, ma è comunque un forte movimento di solidarietà. La decisa condanna dell`atto terroristico da parte dell`autorevole Università di Al-Azhar, al Cairo, ha confortato i musulmani. Perché questo gesto tempestivo in Francia e Italia, non in altri paesi europei? Nonostante la presenza di islamisti radicali in Francia, qui si è sviluppato molto il dialogo islamo-cristiano, come mostra la vita di padre Jacques. Così in Italia. E poi mi sembra che le comunità musulmane, anche nella vicinanza con i cristiani, abbiano appreso di più il linguaggio della nostra società. Bisogna però che la solidarietà si allarghi al rapporto tra comunità musulmane e ebraiche. Il rabbino capo di Roma, Di Segni, e il presidente della comunità, Pacifici, qualche anno fa, visitarono la grande moschea della capitale, sperando di essere ricambiati. Le nostre società non possono restare inermi o divise di fronte al terrorismo. Le religioni hanno una grande responsabilità nella tenuta sociale in un tempo così duro, mostrandosi prossime tra loro e integrando il più possibile nel senso di un destino comune.
 
21 Agosto 2018

A Napoli, a Ferragosto


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