L'inferno esiste: l'abbiamo incontrato o almeno visto. Il dramma della salvezza esiste, pur in società anestetizzate. Nel cuore della Settimana Santa, l'incontro con la croce di Gesù ci risveglia.
«Pace a voi!», dice Gesù risorto. Sono le parole di cui oggi sentiamo di più la necessità. L'editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana
Siamo nella Settimana Santa. Il Vangelo di Pasqua risuona in un mondo difficile. La società fatica ad accoglierlo: è spesso anestetizzata, lontana dai drammi.È finito lo scenario del cristianesimo di ieri: giudizio, inferno, paradiso. Ne veniva una spinta a salvare le anime, la propria e l'altrui. L'ha detto in un'intervista papa Benedetto, ricordando che la salvezza delle anime ha motivato la missione per secoli. Ora pochi vogliono salvare gli altri o si preoccupano della propria anima. Quale dramma della salvezza? E poi come può esserci l'inferno, se Dio è misericordioso? Eppure, oggi, l'inferno esiste. Negli slum del Sud del mondo. Nei campi dei rifugiati. Nelle traversate del Mediterraneo. C'è l'inferno della guerra: in Siria e altrove. C'è un inferno vicino: le malattie psichiche, i malati soli e senza speranza, le famiglie che soffrono, l'odio. C'è l'inferno di chi vive per strada o negli istituti, cui tanti anziani sono condannati.
L'inferno esiste: l'abbiamo incontrato o almeno visto. Il dramma della salvezza esiste, pur in società anestetizzate. Nel cuore della Settimana Santa, l'incontro con la croce di Gesù ci risveglia. Il crocifisso non è solo: la sua croce è simile a quella di altri condannati e disperati. Che fare? Spesso ci si volta dall'altra parte e si cerca di salvare sé stessi. Gesù, sulla croce, rifiuta di "salvare sé stesso". Si è caricato dei dolori di molti, anzi di tutti. È la sensazione dei discepoli, che lo vedevano misericordioso tra i malati, tanto da ricordare il profeta Isaia: «Egli ha preso le nostre infermità».
Dio non lo abbandona però nella gola della morte che inghiotte tutti. Il Vangelo della Pasqua comunica la fede nella risurrezione: il potere indiscutibile del male, della morte, della guerra, della violenza è spezzato.È un Vangelo di salvezza, che forza i muri degli "inferni" del mondo: è possibile uscirne e vivere! La società anestetizzata fatica a gioire di questo messaggio che genera un movimento di amore e speranza. I "ricchi epuloni" continuano invece a banchettare con Lazzaro affamato alla porta.
La risurrezione, nei Vangeli, si accompagna al terremoto: ne hanno bisogno le nostre coscienze. Le parole del Risorto sono decisive: liberano dal dominio incontrastato della paura. Sono le parole di pace di cui sentiamo la necessità sugli scenari del mondo e nella vita delle città: «Pace a voi!», dice Gesù risorto. "