Un dossier del magazine "Sette" del Corriere della Sera sul rapporto tra la Chiesa di papa Francesco e l'Islam. Nel suo contributo, Andrea Riccardi spiega che quando dice che non c`è guerra di religione, il pontefice si rifà a una scelta ormai assodata della Chiesa, quella dello "spirito di Assisi".
La grande questione, che agita l'Occidente dalla fine della guerra fredda, sono i rapporti con il mondo musulmano. Se ne discusse nche alla Nato: il sistema di difesa non deve rivolgersi prioritariamente verso i Paesi islamici? Gli avvenimenti dell'ultimo quarto di secolo accrescono la preoccupazione generale che, alle sue spalle, ha una storia antica di conflitti: l'espansione araba, la fine dei cristiani del Sud Mediterraneo, l'attacco all'Europa attraverso la Spagna e poi i Balcani, le crociate... Avvenimenti lontani che riemergono nella memoria e confermano un archetipo: la contrapposizione tra Occidente (cristiano e non) e Islam. Un archetipo condiviso (in parte) dai musulmani. Sembra un destino da cui non si sfugge. E oggi le violenze islamiste non mostrano l'attualità di questo archetipo? Nel 1993, finita la guerra fredda, il politologo americano Samuel Huntington lo rilanciò, parlando di inevitabile scontro di civiltà e religione. Il fatto sorprendente è però che la Chiesa cattolica e i papi hanno sistematicamente rifiutato questa visione. Papa Francesco, quando dichiara che non c`è guerra di religione, si ricollega a una scelta costante della Chiesa di Roma. Lo si vide dopo i terribili attentati di Al Qaeda l'11 settembre 2001, quando la teoria dello scontro di civiltà e religione sembrava realizzarsi. Giovanni Paolo Il fu scosso dalla violenza contro gli Stati Uniti, ma non volle confondere la Chiesa con la guerra all'Iraq. Promosse simbolicamente un digiuno dei cattolici l'ultimo giorno del Ramadan. Poi convocò nel 2002 i leader delle religioni per una preghiera di pace ad Assisi. Diversamente si mossero i neoprotestanti, favorevoli alla guerra. Si opposero al Papa - più o meno apertamente - vari settori cattolici in nome dell'identità occidentale contro l'Islam: istanze oggi interpretate dai populismi in Europa. Eppure, nella sua lunga storia, la Chiesa si era sempre opposta all'Islam e aveva benedetto la lotta "cristiana" contro di esso. La bandiera turca, conquistata a Lepanto, la battaglia in cui le potenze cristiane sconfissero gli ottomani nel 1571, era conservata in Vaticano come importante cimelio e talvolta esibita. Nel 1965 invece Paolo VI la consegnò alla Turchia con gesto simbolico. Sembrava dire che era una storia archiviata. Il Concilio Vaticano II, concluso nel 1965, aveva aperto una storia di dialogo con le religioni non cristiane. Non era un`improvvisazione, ma un`idea maturata nel tempo. Alla fine degli anni Trenta, segretamente, il Vaticano interrogò i vescovi nei Paesi musulmani. Perché i musulmani a contatto con i missionari non si convertivano al cristianesimo? Che doveva fare la Chiesa? La risposta fu cercare di vivere insieme. La "politica" verso l'Islam è maturata in lunghe esperienze a contatto con i musulmani. La bandiera di Lepanto non abita più in Vaticano. La battaglia invece è un simbolo per i cattolici tradizionalisti favorevoli alla logica dello scontro. Papa Francesco è figlio del Vaticano II. Non identifica la Chiesa con l'Occidente contro l'Islam, favorisce il dialogo con esso anche per inserirlo nell'incontro tra le religioni. È lo "spirito di Assisi", quello del grande incontro tra religioni nel 1986, voluto da Giovanni Paolo II, che intuì come queste possano essere utilizzate per legittimare la violenza. Sono passati trent'anni da allora e molti nella Chiesa sono convinti che
lo "spirito di Assisi" sia necessario per una convivenza pacifica tra gente di religione diversa. Ormai cristiani, musulmani abitano assieme ovunque. In Argentina, Paese d'immigrati, Jorge Bergoglio ha stretto rapporti con le altre religioni (i musulmani sono più dell`1% degli abitanti). L'Islam è una questione internazionale, ma anche un fatto di vita quotidiana. La convivenza è complessa. Lo si vede dagli attentati in Europa, fatti da giovani musulmani fanatizzati. Con l'uccisione di padre Jacques Hamel in Francia, l'attacco islamista - la prima volta in Europa - mira alla Chiesa. Questa, con il suo peso, rifiuta - come si è detto -di benedire lo scontro tra cristiani e musulmani, centrale invece per l'Isis (lo mostra il filmato della terribile uccisione dei cristiani egiziani in Libia).
Le reazioni musulmane hanno confortato però la strategia della Chiesa, con la massiccia presenza di musulmani alla messa domenicale dopo l`uccisione di padre Jacques. Il dialogo di tanti anni dà frutti. Il gran imam di Al Azhar, al-Tayyib, la personalità sunnita più autorevole, ha visitato Francesco, fatto mai avvenuto prima.Ha avuto parole di condanna per la violenza e di stima per la Chiesa. Francesco è accusato d'ingenuità. Non bisognerebbe reagire alle minacce? La critica viene dai cattolici (non tutti) dell'Est europeo e dai loro governi che rifiutano di accogliere i rifugiati musulmani in nome dell`identità cristiana e per i rischi terroristici. Il Papa ha mostrato di capire la paura ma ha invitato ad aprire le frontiere. Del resto di ritorno dall'isola di Lesbo, ha portato - ospiti del Vaticano - una ventina di rifugiati, in maggioranza musulmani. Per lui il radicalismo è una minaccia grave, ma «non è una guerra di religione», ha detto. «Tutte le religioni vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri». Francesco segue la vicenda dolorosa dei cristiani, in Medio Oriente, vittime della violenza islamista: per lui è un martirio. Cerca di salvare i resti del cristianesimo mediorientale. I cristiani orientali hanno considerato i regimi di Saddam Hussein e Assad una protezione contro islamismo e caos: sono critici verso la politica occidentale. Francesco è anche preoccupato che un clima di scontro ricada sulle minoranze cristiane in Pakistan o Indonesia. I vescovi africani, consapevoli della diffusione dell'Islam wahabita con i fondi sauditi, tengono buoni rapporti con l'Islam locale. Affermano come in Nigeria, grande terreno di scontro e convivenza - che non tutto l'Islam è radicale. La visione complessiva di Francesco tiene conto delle diversificate situazioni dei cristiani. Nella storia della Chiesa, non c'è solo Lepanto. C`è pure San Francesco, che ispira Papa Bergoglio. Ottocento anni fa, nel 1219, andò in Egitto; sconsigliò i crociati a confidare nelle armi e discusse con il sultano Malik al Kamil. Molti leggono nell'episodio l'inizio di dialogo. Non una strada facile tanto che, un anno dopo, in Marocco, furono uccisi i primi martiri francescani. Nella Chiesa di Papa Francesco pulsa un ideale evangelico. Ma si sente anche un realismo storico, distaccato dal clima bellicoso e di paura che apparentemente sembra tenerci desti contro gli attacchi. In realtà è la mobilitazione che i registi dell'odio vogliono. Il Papa percepisce anche che le masse musulmane non si identificano in larga parte con l'odio. E la sua Chiesa non scenderà mai sul campo di battaglia.
La grande questione, che agita l'Occidente dalla fine della guerra fredda, sono i rapporti con il mondo musulmano. Se ne discusse nche alla Nato: il sistema di difesa non deve rivolgersi prioritariamente verso i Paesi islamici? Gli avvenimenti dell'ultimo quarto di secolo accrescono la preoccupazione generale che, alle sue spalle, ha una storia antica di conflitti: l'espansione araba, la fine dei cristiani del Sud Mediterraneo, l'attacco all'Europa attraverso la Spagna e poi i Balcani, le crociate... Avvenimenti lontani che riemergono nella memoria e confermano un archetipo: la contrapposizione tra Occidente (cristiano e non) e Islam. Un archetipo condiviso (in parte) dai musulmani. Sembra un destino da cui non si sfugge. E oggi le violenze islamiste non mostrano l'attualità di questo archetipo? Nel 1993, finita la guerra fredda, il politologo americano Samuel Huntington lo rilanciò, parlando di inevitabile scontro di civiltà e religione. Il fatto sorprendente è però che la Chiesa cattolica e i papi hanno sistematicamente rifiutato questa visione. Papa Francesco, quando dichiara che non c`è guerra di religione, si ricollega a una scelta costante della Chiesa di Roma. Lo si vide dopo i terribili attentati di Al Qaeda l'11 settembre 2001, quando la teoria dello scontro di civiltà e religione sembrava realizzarsi. Giovanni Paolo Il fu scosso dalla violenza contro gli Stati Uniti, ma non volle confondere la Chiesa con la guerra all'Iraq. Promosse simbolicamente un digiuno dei cattolici l'ultimo giorno del Ramadan. Poi convocò nel 2002 i leader delle religioni per una preghiera di pace ad Assisi. Diversamente si mossero i neoprotestanti, favorevoli alla guerra. Si opposero al Papa - più o meno apertamente - vari settori cattolici in nome dell'identità occidentale contro l'Islam: istanze oggi interpretate dai populismi in Europa. Eppure, nella sua lunga storia, la Chiesa si era sempre opposta all'Islam e aveva benedetto la lotta "cristiana" contro di esso. La bandiera turca, conquistata a Lepanto, la battaglia in cui le potenze cristiane sconfissero gli ottomani nel 1571, era conservata in Vaticano come importante cimelio e talvolta esibita. Nel 1965 invece Paolo VI la consegnò alla Turchia con gesto simbolico. Sembrava dire che era una storia archiviata. Il Concilio Vaticano II, concluso nel 1965, aveva aperto una storia di dialogo con le religioni non cristiane. Non era un`improvvisazione, ma un`idea maturata nel tempo. Alla fine degli anni Trenta, segretamente, il Vaticano interrogò i vescovi nei Paesi musulmani. Perché i musulmani a contatto con i missionari non si convertivano al cristianesimo? Che doveva fare la Chiesa? La risposta fu cercare di vivere insieme. La "politica" verso l'Islam è maturata in lunghe esperienze a contatto con i musulmani. La bandiera di Lepanto non abita più in Vaticano. La battaglia invece è un simbolo per i cattolici tradizionalisti favorevoli alla logica dello scontro. Papa Francesco è figlio del Vaticano II. Non identifica la Chiesa con l'Occidente contro l'Islam, favorisce il dialogo con esso anche per inserirlo nell'incontro tra le religioni. È lo "spirito di Assisi", quello del grande incontro tra religioni nel 1986, voluto da Giovanni Paolo II, che intuì come queste possano essere utilizzate per legittimare la violenza. Sono passati trent'anni da allora e molti nella Chiesa sono convinti che
lo "spirito di Assisi" sia necessario per una convivenza pacifica tra gente di religione diversa. Ormai cristiani, musulmani abitano assieme ovunque. In Argentina, Paese d'immigrati, Jorge Bergoglio ha stretto rapporti con le altre religioni (i musulmani sono più dell`1% degli abitanti). L'Islam è una questione internazionale, ma anche un fatto di vita quotidiana. La convivenza è complessa. Lo si vede dagli attentati in Europa, fatti da giovani musulmani fanatizzati. Con l'uccisione di padre Jacques Hamel in Francia, l'attacco islamista - la prima volta in Europa - mira alla Chiesa. Questa, con il suo peso, rifiuta - come si è detto -di benedire lo scontro tra cristiani e musulmani, centrale invece per l'Isis (lo mostra il filmato della terribile uccisione dei cristiani egiziani in Libia).
Le reazioni musulmane hanno confortato però la strategia della Chiesa, con la massiccia presenza di musulmani alla messa domenicale dopo l`uccisione di padre Jacques. Il dialogo di tanti anni dà frutti. Il gran imam di Al Azhar, al-Tayyib, la personalità sunnita più autorevole, ha visitato Francesco, fatto mai avvenuto prima.Ha avuto parole di condanna per la violenza e di stima per la Chiesa. Francesco è accusato d'ingenuità. Non bisognerebbe reagire alle minacce? La critica viene dai cattolici (non tutti) dell'Est europeo e dai loro governi che rifiutano di accogliere i rifugiati musulmani in nome dell`identità cristiana e per i rischi terroristici. Il Papa ha mostrato di capire la paura ma ha invitato ad aprire le frontiere. Del resto di ritorno dall'isola di Lesbo, ha portato - ospiti del Vaticano - una ventina di rifugiati, in maggioranza musulmani. Per lui il radicalismo è una minaccia grave, ma «non è una guerra di religione», ha detto. «Tutte le religioni vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri». Francesco segue la vicenda dolorosa dei cristiani, in Medio Oriente, vittime della violenza islamista: per lui è un martirio. Cerca di salvare i resti del cristianesimo mediorientale. I cristiani orientali hanno considerato i regimi di Saddam Hussein e Assad una protezione contro islamismo e caos: sono critici verso la politica occidentale. Francesco è anche preoccupato che un clima di scontro ricada sulle minoranze cristiane in Pakistan o Indonesia. I vescovi africani, consapevoli della diffusione dell'Islam wahabita con i fondi sauditi, tengono buoni rapporti con l'Islam locale. Affermano come in Nigeria, grande terreno di scontro e convivenza - che non tutto l'Islam è radicale. La visione complessiva di Francesco tiene conto delle diversificate situazioni dei cristiani. Nella storia della Chiesa, non c'è solo Lepanto. C`è pure San Francesco, che ispira Papa Bergoglio. Ottocento anni fa, nel 1219, andò in Egitto; sconsigliò i crociati a confidare nelle armi e discusse con il sultano Malik al Kamil. Molti leggono nell'episodio l'inizio di dialogo. Non una strada facile tanto che, un anno dopo, in Marocco, furono uccisi i primi martiri francescani. Nella Chiesa di Papa Francesco pulsa un ideale evangelico. Ma si sente anche un realismo storico, distaccato dal clima bellicoso e di paura che apparentemente sembra tenerci desti contro gli attacchi. In realtà è la mobilitazione che i registi dell'odio vogliono. Il Papa percepisce anche che le masse musulmane non si identificano in larga parte con l'odio. E la sua Chiesa non scenderà mai sul campo di battaglia.